Il
libro: “Andrea è un ex giornalista dai trascorsi impegnati, che ha
pagato a caro prezzo le scelte fatte e anche quelle non fatte. Solitario,
riservato, geloso dei suoi spazi, si ritrova catapultato in una vicenda di
cronaca nera dai risvolti inaspettatamente “social”, in cui reale e virtuale
finiranno col fondersi e confondersi a scopo criminale. Amicizia, potere, etica
e vendetta per un giallo mozzafiato che corre sul filo del web, dove i social
network giocheranno un ruolo fondamentale, incrinando la fiducia e la
leggerezza con cui ogni giorno entrano nella vita di tutti.”
Fabrizio Biondi si è reso molto disponibile a rispondere ad alcune mie
domande.
Pietro De Bonis: Ciao, Fabrizio,
ben tornato! Oggi ci presenti il tuo ultimo romanzo, “Social Killer”, un
romanzo attuale non solo dal titolo.
Fabrizio Biondi: Certo, io
direi tristemente attuale, anche perché fra le due componenti del titolo, negli
ultimi fatti di cronaca purtroppo sembra predominare il “killer” rispetto al
“social”; ultimamente agli onori della cronaca si parla di attentati, uccisioni
in serie, poi per motivi molto
differenti da quelli che tratto nel romanzo, ma la componente legata al mondo
di internet rimane invece sempre molto forte, sia per lo svolgere delle
indagini in corso, che per i risvolti di solidarietà legati alle vittime, e
quindi penso sia un libro che in qualche modo è legato alle vicende odierne in
maniera consistente, anche se, ripeto, le motivazioni che spingono il “mio” killer, sono di altro tipo.
Pietro De Bonis: Un romanzo che in
realtà sfocia nel genere giallo.
Fabrizio Biondi: Ho deciso di
cimentarmi nel giallo perché è un genere che mi ha sempre affascinato, anche se
sono per lo più attratto dallo stile narrativo di Camilleri rispetto ai più
famosi scrittori di thriller americani; ho cercato quindi di seguire una
traccia nel racconto che evidenziasse anche qualche risvolto con una vena
ironica e satirica, cosa che nella trasposizione televisiva poi è molto
accentuata in alcuni personaggi, a spezzare gli eventi, che di per sé sono
tragici e in alcuni tratti molto forti, ma l’intento era quello di creare un
romanzo godibile in tutte le sue parti, e spero di esserci riuscito.
Pietro De Bonis: Parli di pericoli
e paure insite nel mondo virtuale. Un intento del libro è aprire gli occhi alle
persone?
Fabrizio Biondi: Sinceramente
lo spero, anche perché si accede alla rete con estrema facilità, anche da un
semplice smartphone, e non sempre una persona è preparata ad affrontare
l’interlocutore che è dall’altra parte, non sa che intenzioni ha, e con quale
intento si è messo in contatto con noi. L’età media degli utenti di internet e
dei social network in genere si sta abbassando molto, e proporzionalmente i
pericoli crescono a dismisura, proprio in rapporto a questo fattore. Non penso
comunque che l’età sia una discriminante che possa proteggerci da eventuali
truffe o peggio ancora pericoli ben più consistenti, come nel caso del libro,
dove addirittura è un cinquantenne a finire nelle maglie di internet, e quindi,
penso che procedere sempre con accortezza e oculatezza, sia comunque
necessario.
Pietro De Bonis: Ci leggi un
piccolo passo di “Social killer”, Fabrizio?
Fabrizio Biondi: Con piacere: “È ormai passata da poco la mezzanotte, nello studio di un piccolo
appartamento nel cuore di Trastevere il computer è ancora acceso, sullo schermo
l’immagine ferma delle ultime righe di un articolo di cronaca: fatti, luoghi e
personaggi che si intrecciano,passo dopo passo, ma ancora nessuna firma alla
fine del testo.
Sulla scrivania la luce di una lampada, la
tastiera appena illuminata, il posacenere pieno di sigarette, una tazzina di
caffè sporca.
Poco più in là il taccuino degli appunti con
sopra una bustina di zucchero, il cellulare con gli occhiali appoggiati, e
accanto le chiavi di una Mini.
È tutto racchiuso in questi pochi oggetti
il mondo notturno di Andrea Giordani, arrivato da poco alla soglia dei
cinquant’anni… Certo non sono pochi, gli capita spesso di pensarlo tra una
pausa e l’altra della scrittura, mentre si accende l’ennesima sigaretta.”
Questa è la parte iniziale del libro, per
presentare il protagonista del romanzo, e l’ho inserita per cercare di far
capire i primi tratti del personaggio principale.
Pietro De Bonis: Quanti Andrea,
il protagonista del tuo romanzo, vivono oggigiorno nella società?
Fabrizio Biondi: Secondo me molti, uomini di mezza età,
ancora giovanili, dalla vita tutto sommato ben avviata ed incanalata, anche a
livello lavorativo, nei canoni della normalità, e non escluderei anche donne,
nelle stesse condizioni del protagonista, ancora aggrappati saldamente alle
tradizioni e alle consuetudini quotidiane, che di tanto in tanto vengono
stravolte con un tuffo nella tecnologia e nel mondo di internet. A quel punto,
si è come disarmati, quasi inermi davanti a qualsiasi pericolo, e si stenta
spesso a credere a quali equanti pericoli si è esposti contando sempre sulla
buona fede altrui, magari presi alla sprovvista da un bisogno impellente, o
anche una solitudine mal celata, ed è proprio su queste seppur minime
debolezze, che contano i malintenzionati per sfruttare al meglio l’uso dei
social.
Pietro De Bonis: Conosce
veramente solo aspetti negativi l’instaurazione di un rapporto virtuale, non
parlo di rapporti sentimentali, ma per esempio di lavoro o di altre utilità?
Fabrizio Biondi: No, dire che internet è solo negativo,
rappresentarlo come un mostro che si è insinuato nelle nostre case, nelle
nostre vite, solo per portare effetti negativi, è totalmente sbagliato.
Pensiamo a tutte quelle persone che per vari motivi sono immobilizzati a casa,
e che quindi hanno una vita sociale molto limitata, e che invece con l’uso di
internet posso instaurare amicizie, virtuali, in qualsiasi angolo della Terra,
anche il più remoto. Possono conoscere cose che arricchirà la loro cultura in
maniera concreta, rendendo meno dura la solitudine quotidiana, e in caso di
malattia, più confortevole il decorso. Pensiamo al lavoro, che ormai è possibile
effettuare da casa in moltissime situazioni, effettuare visite mediche di
routine, ordinare la spesa, effettuare pagamenti o prenotare prelievi,
qualsiasi cosa insomma, e sono tutti questi aspetti positivi che devono
prevalere sull’altra faccia della medaglia che ho illustrato nei punti
precedenti.
Pietro De Bonis: Le persone che
vivono del web, secondo te, cercano verità o si accontentato di un’affascinante
finzione?
Fabrizio Biondi: L’una e l’altra cosa, forse hanno bisogno
di entrambe.Da un lato vogliono la verità, per sentirsi estremamente concreti,
razionali, come a giustificare l’uso della tecnologia, il suo continuo
evolversi, rendendo tutto estremamente semplice e lineare, con pochissimi
margini di immaginazione. Dall’altra, immaginare, rimanere affascinati,
estasiati, sognare situazioni improbabili o impossibili da realizzarsi…forse è
proprio tutto questo che attira in certe occasioni la persona a lasciarsi
andare al virtuale, come l’hai definita tu, un’affascinante finzione.
Pietro De Bonis: Grazie, Fabrizio,
per questa intervista. Lascio a te concluderla.
Fabrizio Biondi: Spero che il lettore rimanga colpito dal
romanzo, una storia ambientata a Roma, con il protagonista catapultato in un
evento di cronaca nera con inaspettati aspetti “social”. Un giallo mozzafiato,
dove i social network giocano un ruolo fondamentale, mettendo anche in evidenza
la facilità e la leggerezza con cui vengono usati ogni giorno….un po’ quello di
cui abbiamo parlato in questa intervista.
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